Psicosomatica e somatizzazioni

Quando il corpo diventa veicolo di emozioni non espresse, aiuto a riconoscere, elaborare e integrare mente e corpo.

Quando parliamo di psicosomatica ci riferiamo a quel sottile e potente ponte che unisce mente e corpo, due aspetti inseparabili dell’esperienza umana. Secondo il DSM-5, nel Disturbo da sintomi somatici si osservano sintomi fisici reali e persistenti che interferiscono con la vita quotidiana, accompagnati da pensieri, emozioni e comportamenti che amplificano la sofferenza. In questi casi, il corpo diventa un canale di comunicazione privilegiato: esprime ciò che la mente non riesce o non osa dire.

Spesso il dolore, la tensione muscolare, i disturbi gastrointestinali o la stanchezza cronica non sono soltanto segnali biologici, ma il linguaggio attraverso cui emozioni trattenute, bisogni non riconosciuti o conflitti interiori trovano finalmente una via d’espressione. Come scrisse lo psichiatra Henry Maudsley, “L’afflizione che non trova sbocco nelle lacrime può fare altri organi piangere.” Dire che un sintomo ha una componente psicosomatica non significa che “è tutto psicologico”, ma riconoscere che ciò che viviamo emotivamente modula il modo in cui respiriamo, digeriamo, ci muoviamo e percepiamo il dolore.

Corpo e mente non sono due entità separate: sono due linguaggi che raccontano la stessa storia, da due prospettive diverse. Nell’Analisi Transazionale, il corpo viene considerato parte integrante del Sé e non semplice “contenitore” della mente. Ogni stato dell’Io – Genitore, Adulto e Bambino – si manifesta non solo nel pensiero e nel comportamento, ma anche nel corpo, nei toni di voce, nella postura, nel ritmo respiratorio e nel livello di tensione muscolare. I sintomi psicosomatici, in quest’ottica, possono essere letti come messaggi provenienti dal Bambino interiore, che cerca di esprimere emozioni o bisogni rimasti senza parola, spesso bloccati da un Genitore interno troppo critico o da copioni di vita rigidi. Quando un’emozione non può essere vissuta pienamente – perché non c’è spazio, ascolto o permesso – il corpo se ne fa carico.

La tensione, il dolore o la stanchezza diventano modi concreti di “tenere insieme” ciò che non può essere elaborato mentalmente. In questo senso, la somatizzazione non è un errore, ma un tentativo di equilibrio: un modo in cui il sistema psichico cerca di mantenere coerenza e sopravvivenza emotiva. La Teoria Polivagale di Stephen Porges offre un linguaggio neurofisiologico che si integra bene con la visione transazionale. Il sistema nervoso reagisce agli stimoli di sicurezza o minaccia attraverso diversi livelli di attivazione: apertura e connessione quando ci sentiamo al sicuro, reazione di attacco o fuga di fronte al pericolo, e immobilizzazione quando lo stress è eccessivo o prolungato. In quest’ultimo caso, il corpo può “spegnersi” per proteggersi, e proprio in questo processo si radicano molte manifestazioni psicosomatiche.

Nel lavoro terapeutico con l’Analisi Transazionale, accompagnare la persona nella dimensione psicosomatica significa aiutarla a ritrovare contatto con il corpo senza paura, a riconoscere le emozioni che si esprimono attraverso la tensione o il dolore, e a dare voce al Bambino che il sintomo rappresenta. L’Adulto, presente e consapevole, diventa il mediatore che traduce il linguaggio corporeo in significato psicologico, permettendo di trasformare l’esperienza passiva del sintomo in un processo attivo di ascolto e cura. Integro l’Analisi Transazionale con tecniche di consapevolezza corporea, di regolazione del respiro e di mindful awareness, per favorire la riconnessione con le sensazioni fisiche e la capacità di sostare nelle emozioni senza esserne travolti.

L’obiettivo non è eliminare il sintomo a ogni costo, ma comprenderlo: scoprire quale emozione o quale bisogno sta proteggendo, e permettere che trovi finalmente spazio per essere espresso. Quanto prima si ristabilisce un dialogo tra emozioni e corpo, tanto minore è il rischio che il disagio si cristallizzi o diventi cronico. La psicosomatica, nella prospettiva dell’Analisi Transazionale, ci ricorda che il corpo non tradisce mai: comunica, si fa portavoce del nostro vissuto più profondo. E quando impariamo ad ascoltarlo con rispetto, possiamo trasformare la sofferenza in consapevolezza e la tensione in possibilità di integrazione e crescita.

Il mio approccio non è legato a un unico modello teorico: integro strumenti e tecniche diversi, includendo anche i concetti dell’Analisi Transazionale, che permettono di leggere i modelli relazionali e le dinamiche emotive profonde. Il mio obiettivo è costruire percorsi personalizzati che aiutino le persone a comprendere se stesse, a gestire meglio le emozioni e a recuperare benessere ed equilibrio.